Cinta urbica sulle pendici occidentali del colle del Castello

Arch. Sergio Vendrame
Arch. Michele Potocnik
Conegliano (Tv)
foto Marco Zanta

Cinta urbica sulle pendici occidentali del colle del Castello

Narrazione del progetto

Le modalità di intervento che hanno interessato il restauro della mura cittadine occidentali sono state articolate con l’obiettivo di sanare il dissesto statico della struttura, consolidare e proteggere il paramento esterno e interno, ricostruire l’efficienza funzionale e di protezione del percorso pensile sulle mura carraresi, intervenire sull’assetto vegetazionale interferente fisicamente e visivamente con la struttura muraria. Queste operazioni si sono condotte mantenendo la riconoscibilità degli interventi storicamente stratificati, cui si andavano aggiungendo le nuove lavorazioni previste dal restauro.
Si è operato con indagini atte all’informazione puntuale su geometrie, dimensioni, proprietà meccaniche dei materiali e del legante, e alla interpretazione e registrazione della natura ed entità delle lesioni, dei fuori piombo e delle parti ammalorate. Nel tratto di consistente rilevato a monte con altezze considerevoli e in alcune parti dei fuori piombo, con esemplari arborei d’alto fusto che gravano sul bordo esterno del rilevato, l’intervento statico si è articolato su più livelli: consolidamento interno della struttura muraria (iniezioni di boiacca cementizia); formazione di doppia fila di tiranti sub-orizzontali non attivi.
Prima di procedere al ripristino statico si è operato per tratti con la rimozione della vegetazione al fine di rendere palese il quadro fessurativo del paramento murario, riassestando le modalità di intervento previste dal progetto.
Il paramento è stato classificato in base ai materiali impiegati e alla apparecchiatura costruttiva: in pietra puddinga prevalente; in laterizio a corsi alternati per testa e fascia su base in pietra; misto a pietra o a corsi alterni regolari. Gli interventi hanno mantenuto e accentuato la riconoscibilità delle tessiture con interventi di pulitura, saturazione delle connessioni, colmatura delle lacune, stabilizzazione degli elementi lapidei e in laterizio, consolidamento del coronamento. Tutti gli interventi sono stati eseguiti su incarico e con il coordinamento e la supervisione dei competenti Uffici Tecnici del Comune di Conegliano.

Utilizzo da parte della comunità

Con l’ampio diradamento della vegetazione sulla parte alta del colle riemerge il segno della storia nel paesaggio. La folta vegetazione infestante, prevalentemente acacie lascia il posto nella parte alta del paesaggio alla cortina murata che racchiude al proprio interno la rocca di Castelvecchio. All’estremità del colle le chiome scure dei sempreverdi del giardino superiore coronano con eleganza lo svolgersi delle mura, dai profondi salienti angolati imperniati sulle torri. La visione del sistema difensivo della città riacquista il peso che aveva; il dualismo borgocastello torna evidente; la città murata scaligero, veneziana, carrarese diventa nuovamente riconoscibile.
L’iconografia con cui Conegliano era identificata nei documenti manoscritti storici e vedute a stampa dal XV al XIX secolo, così come nei testi pittorici del Cima ritrova l’originaria aderenza sul territorio. Gli sfondi della Madonna con il Bambino degli Uffizi, piuttosto che della Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni Battista e Girolamo conservato a Lipsia o dell’Annunciazione dell’Ermitage, piuttosto che il fondale racchiuso tra Costantino e S.Elena di Venezia, riproducono un luogo identificabile nel tratto alto della cinta muraria occidentale coneglianese, con la torre Zacchi che si erge sopra uno spuntone roccioso tutt’ora riscontrabile. Se la dimensione territoriale restituisce una riconoscibilità di primo impatto della città oltre a suggestioni storico-culturali, la vista dalla città ripropone scorci ed inquadrature oramai scomparse dalla memoria storica. Sono senz’altro queste due componenti che danno un valore aggiunto all’operazione del restauro della mura occidentale.
In questo caso la valorizzazione del bene storico-artistico fa coincidere la conservazione, la tutela, la difesa ed il restauro con una fruizione di quotidianità e d’identità collettiva in cui la comunità urbana si era riconosciuta per secoli e che si stava perdendo.