Casinò di Venezia

Enrico Dusi / Matteo Ghidoni + Sinergo Spa
Venezia
Fotografie Marco Cappelletti

Casinò di Venezia

Il progetto ha interessato una vasta area di intervento riguardante l’intero comparto di proprietà della casa da gioco. Il nuovo volume della sala VIP delimita il comparto verso ovest sostituendo alcuni edifici esistenti e collegandosi alle altre sale in modo da ridefinire l’accesso principale a tutti gli spazi. Il progetto prevede inoltre un completo ridisegno dell’accessibilità e del paesaggio delle aree esterne, e la realizzazione di due strutture scenografiche come parte di un più ampio progetto di comunicazione alla scala territoriale. L’edificio ha una pianta trapezoidale allungata che satura l’intero sedime disponibile e, attestandosi sul lato ovest, ne determina un nuovo lungo fronte compatto. La sua superficie coperta è di circa 1000 m2, con un’altezza al colmo di 11,2 metri. La struttura è in setti di calcestruzzo armato gettati in opera, rivestiti esternamente  di lamiera grecata. Le facciate sono scandite da porzioni di lamiera piena e forata alternate, e l’ingresso principale è marcato dall’aggetto di una pensilina poco profonda che si estende lungo tutta la facciata principale per circa 70 metri.
Il salone, di circa 500 m2 di superficie, ha un’altezza interna di 6,8 metri e una luce libera massima di 19 metri. Gli ambienti di servizio, le scale e gli ascensori sono raccolti in una fascia interstiziale a ridosso degli edifici esistenti verso est. Dal salone si accede al mezzanino attraverso una scala monumentale che scavalca l’ingresso principale. Un secondo scalone porta alla terrazza in copertura, cinta da un muro perimetrale rivestito in piastrelle ceramiche. La terrazza si articola in una piattaforma semicircolare coperta da un’ampia pergola metallica circondata da un giardino esotico.
Delle due strutture metalliche con funzione scenografica, una è alta 14 metri ed è coronata da un corpo anulare di 16 m di diametro, l’altra è alta 21 m, e ha una pianta quadrata di 4 metri di lato. Entrambe le strutture sono rivestite di pannelli led RGB dinamici.
La sede del Casinò di Ca’ Noghera è cresciuta per trasformazione e addizione disordinata di diversi capannoni senza qualità. L’insieme di questi Padania Classics occupa uno spicchio triangolare di terreno compreso tra il canale lungo la Statale 14 Triestina e il territorio agricolo. Le cavallette fanno la loro comparsa negli uffici con una certa frequenza. Progettare una sala da gioco significa produrre una grande scatola buia. Il frequentatore deve dimenticarsi dello scorrere del tempo, perdere il contatto con gli eventi atmosferici. La nuova sala VIP del casinò accoglierà i giocatori “forti”: clienti che vengono prelevati da un autista al vicino aeroporto di Tessera e – dopo turni di gioco estenuanti – riconsegnati agli imbarchi con un bagaglio decisamente alleggerito.
L’esperienza dell’apparato scenografico e comunicativo che abbiamo imparato a riconoscere come architettura attraverso Learning from Las Vegas incontra qui qualche difficoltà: non siamo immersi nella strip ma nella campagna veneta, e la legge italiana impone severe restrizioni alla promozione del gioco d’azzardo.
In assenza di giudizio morale sulle attività che ospita, il progetto formula invece un giudizio estetico sul paesaggio nel quale si colloca. Al suo interno si limita a fornire un salone sufficientemente ampio da poter essere inondato di tavoli da gioco e slot machines. Il giardino esotico del tetto-terrazza è una zattera di salvataggio dall’incubo audiovisivo sottostante e restituisce un sorprendente contatto col cielo.

É all’esterno che l’intervento prova, in modo modesto, a contribuire al progetto collettivo della città contemporanea, arginandone il disordine e definendo un nuovo limite. La lunga facciata cangiante restituisce un’immagine sfocata dell’intorno e si colora con le variazioni della luce naturale. I totem luminosi che emergono lungo la statale richiamano figure archetipiche del territorio (il campanile, il serbatoio d’acqua…) e le trasfigurano nella loro versione lisergica.