Studio Architettura Scattola Associati
Agostino Scattola
Pedemonte, Valle dell’Astico (VI)
RECUPERO DEGLI SPAZI URBANI DI PEDEMONTE
Pedemonte è sempre stato un luogo di confine, appartenuto ai Trentini, all’Austria, all’Impero Austroungarico e, dopo il 1918, all’Italia. Situato ai confini con la provincia di Trento, il territorio è collocato interamente nella sinistra idrografica del torrente Astico. I suoi ottocento abitanti si distribuiscono in cinque insediamenti adagiati sul versante, seguendo le curve di livello. Dal secondo dopoguerra il paese è stato colpito da fenomeni di arretramento demografico e produttivo; il generale abbandono ha causato la perdita dell’immagine collettiva del territorio, il quale rimane tuttavia ricco di potenzialità.
L’intervento è il risultato di un percorso di riflessione sull’identità del luogo, che ha individuato e orientato alcune linee di azione del processo di riqualificazione del territorio. Il progetto interviene toccando tutti i nuclei abitati del comune, declinandosi secondo le diverse componenti morfologiche e topologiche. L’azione di recupero ha coinvolto costruzioni risalenti alla Grande Guerra quali camminamenti e ponti, nonché altri manufatti come fontane, lavatoi e accessi ai torrenti. L’intervento nel nucleo di Scalzeri insiste sul tema del vuoto e delle connessioni, trasformando un semplice spazio di transizione in un luogo di rapporti dinamici. La strada che conduce alla località e gli slarghi lungo il percorso sono stati uniti tra di loro riattivando i sottoportici presenti tra le schiere di case; la piazza, raccolta e appartata, è stata collegata al sagrato della chiesetta sottostante. Questo spazio ritrovato, grazie anche al recupero della scalinata, si dedica alla sosta e all’incontro. Il disegno a triangolazione della pavimentazione lega la piazzetta alle facciate degli edifici, indirizzando la prospettiva verso la scalinata; quest’ultima, conformandosi a ventaglio, si apre a gradoni, offrendo alla comunità delle sedute per le manifestazioni.
Diverse percezioni dello spazio sono possibili, grazie ad un gioco di altezze: dal sottoportico tra gli edifici si osserva la piazza da una prospettiva ribassata, risalendo verso l’alto si percepisce una sensazione di decompressione. La salita della scalinata superiore concede l’esperienza della vista dall’alto del vuoto urbano. L’unico materiale utilizzato è il porfido, posato a correre con tre diversi formati; il disegno della pavimentazione, assecondando la morfologia, estende i limiti includendo antichi tracciati e sottoponendo l’irregolarità degli spazi a un ordine geometrico.