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Cangialosi arch. Giuseppe
Moretto arch. Massimo
Campodarsego (PD)
Fotografie Vittorio Massimo
Silvia Possamai
La Fabbrica della Fabbrica, Carraro Spa
Il lavoro che in questi anni stiamo elaborando per la sede Carraro Spa di Campodarsego (PD) consiste nella rilettura e nella rifunzionalizzazione di un’opera progettata nella seconda metà degli anni ‘60 dall’architetta friulana Gilda D’Agaro, figura singolare nel panorama veneto, allieva di Carlo Scarpa e di lui collaboratrice in alcune opere veneziane.
Lo stabilimento sorge nell’ambito della centuriazione romana dell’alto padovano, in particolare nel graticolato di Camposampiero, ubicato a nord-est della città di Padova. Territorio caratterizzato da ampie aree agricole e centri abitati minori di vocazione agricola ed artigianale fra cui il vicinissimo paese di Borgoricco dove sorge il Municipio di Aldo Rossi.
Il nostro incarico è stato quello di completare ed ampliare un’opera del contemporaneo: la sede storica dell’azienda metalmeccanica che produce ingranaggi e gruppi di trasmissione.
La volontà del committente di allora, con Gilda D’Agaro, e della generazione successiva di oggi, con il nostro studio, è quella di sostenere progetti basati su un dialogo teorico e pragmatico con progettisti architetti in quanto interlocutori privilegiati in grado di proporre, progettare e definire luoghi dove la qualità dello spazio di lavoro rappresenti l’elemento connotante di ogni scelta di ammodernamento.
Progettare in un tale contesto è stato stimolo di ricerca e di confronto, di rilettura di un progetto complesso che all’epoca fu guidato da scelte ben precise di linguaggio e di uso dei materiali. L’architettura dell’edificio fu concepita su alcuni principi base: gli spazi verdi di relazione; il disegno dei volumi basato su “layers” orizzontali (basamento, nastri finestrati, copertura); la gerarchia degli elementi architettonici identificati con una precisa tabella cromatica.
Le continue esigenze di modifica ed ampliamento richieste dal Committente, naturale fenomeno di ogni sito produttivo in evoluzione, ci hanno indotto ad attivare un processo progettuale basato sul continuo confronto con l’esistente attingendo da quest’ultimo per definire nuove forme e nuove funzioni.
Gli interventi proposti e realizzati hanno quindi avuto come denominatore comune la ricerca di una continuità concettuale all’interno dell’opera esistente.
Una costante lettura ed indagine sui segni esistenti con cui dialogare e generare innesti.
Il nostro ruolo ed il nostro impegno hanno affrontato temi a diversissime scale: dal restauro delle sedie in multistrato piegato, alla ripavimentazione di alcune aree, al rinnovo del sistema di illuminazione, al miglioramento sismico, alla rimodulazione degli spazi interni, alla realizzazione di nuovi volumi produttivi, al disegno delle aree verdi.
In tutti questi interventi abbiamo voluto rispettare codici e matrici, pur nel rinnovamento, con forme e segni attuali, rispettando il registro del progetto che 55 anni prima aveva determinato già un intervento maturo e coerente, di altissima qualità costruttiva e spaziale.
Fulcro del progetto, attorno al quale gravita l’intero intervento, è la pista centrale circolare in cemento dove un tempo venivano rodati i trattori e che oggi è divenuta il luogo privilegiato nei momenti di pausa per la presenza del grande prato verde e dei suoi elementi arborei ombreggianti ad alto fusto.
Su questo spazio centrale si affacciano volumi con precise funzioni: a sud la palazzina mensa ed uffici dove l’adeguamento sismico ha donato all’edificio una nuova classicità connotata dal colonnato metallico di rinforzo; sempre qui abbiamo ridisegnato la pavimentazione sotto la lunga pensilina derivando le linee a pavimento da quelle in bassorilievo sulla parete in cemento a vista; ad ovest il volume contenente le linee di montaggio; a nord il magazzino, ampliato dal nostro intervento con un volume prefabbricato alto 20 metri dove il tema della centuriazione diventa elemento stilistico graficizzato della facciata in pannelli di calcestruzzo ed il basamento si ricollega a quelli di tutto l’intervento originario; ad est il volume dell’R&D, ampliato su un lato, mantenendo all’interno dei nuovi spazi la facciata esterna come memoria e segno di dialogo con il volume originario preesistente.
Staccato più a nord est il nuovo volume dell’area ecologica ed i due giardini dove gli invasi di compenso per la prima pioggia inerbiti fungono da cornice verde dei volumi industriali e rappresentano spazi di rispetto alle aree confinanti. Qui abbiamo voluto introdurre nuovi filari di alberi ad aumentare la presenza del verde all’interno del sito produttivo.
Il processo è in continua evoluzione e quindi già oggi stiamo affrontando nuove tematiche di progetto legate allo sviluppo futuro dell’azienda, abbiamo perciò pensato di chiamare quest’esperienza di progettazione “La fabbrica della fabbrica”.
Il lavoro dell’architetto qui ha assunto un valore ed una ruolo per noi particolarmente importante: quello del coordinatore dello sviluppo del sito industriale cioè di colui che, tramite il continuo confronto con il Committente, propone soluzioni ai problemi basando ogni scelta su temi di qualità delle scelte progettuali, rispetto del luogo, miglioramento delle condizioni di lavoro.
In questo modo lo sviluppo di questo sito è diventato per noi un impegno quotidiano, una palestra continua di sperimentazione e verifica, uno spazio complesso dove il processo produttivo si articola in maniera fluida ed organica.